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Questa petizione è chiusa
Alle cittadine e ai cittadini di Roma: Vogliamo Massimo Bray Sindaco di Roma
Cittadini P.
ha lanciato questa petizione diretta a:
Alle cittadine e ai cittadini di Roma
#UnaFirmaPerBray
Roma non ha bisogno di un altro candidato: Roma ha bisogno di un diverso respiro, di ricominciare ad emozionarsi per le sue bellezze e intelligenze , di chiudere con i tatticismi e le zuffe di partito, di svoltare dal mafiacapitalismo per riportare la città e la politica lì all’altezza della cultura che contiene.
Queste prossime elezioni amministrative possono (e devono) essere una svolta culturale e noi riteniamo che Massimo Bray possa essere la scintilla di questo cambiamento collettivo . Per questo gli chiediamo di considerare l’entusiasmo del progetto che è pronto ad accendersi con lui.
Perché Bray potrebbe essere un ottimo sindaco . Per almeno 8 motivi, e ci rivolgiamo a tutte le 2866 “schede bianche” di Orfini: Vogliamo Massimo Bray Sindaco di Roma.
1. Basta con le testimonianze, per favore . La sinistra ha, nelle prossime elezioni amministrative, la chiara occasione di dimostrarsi ben diversa dalla solita ritrita parte di testimonianza residuale: la sinistra (qualunque sia la sua composizione) ha bisogno di vincere e per farlo deve trovare candidati che riescano a tenere insieme sia i più "sinistri" ma anche e soprattutto i delusi dal Partito Democratico. Parlare ai moderati non significa per forza essere smunti. Se si vuole vincere a Roma c’è bisogno di un candidato che parli alle diverse estrazioni sociali: tranquillizzare i "salotti buoni" della capitale, che è ben diverso dall'asservirsi alle cricche di questi ultimi anni, significa semplicemente riuscire ad ottenere credito politico per la solidità delle vedute e dei progetti oltre che per l'effimera indignazione. Massimo Bray ha dimostrato, da ministro, di avere non solo idee chiare ma anche capacità amministrativa per seguirne la realizzazione. Dopo Ignazio Marino "bravo ma incauto" sarebbe il caso di trovare qualcuno “cauto e bravo". No?
2. La cultura, la cultura, la cultura . Massimo Bray è stato il migliore ministro alla cultura degli ultimi anni. Ha dimostrato una capacità di ascolto non comune tanto da essere stato sostenuto da un'ampia base di operatori culturali per la sua rinomina . In un mondo ostico come quello della cultura è riuscito ad unire e creare percorsi condivisi. Ha promosso le bellezze culturali, la musica popolare, la lettura, le straordinarie realtà museali con l'approccio di chi ha voglia di imparare, con umiltà e intelligenza. Per verificare lo stato dei trasporti a Pompei, ad esempio, ha compiuto un gesto banale e rivoluzionario: ha preso i mezzi pubblici. Roma è la capitale culturale italiana ha bisogno di qualcuno veramente capace di valorizzarla come patrimonio mondiale e per Bray con la cultura si mangia, eccome.
3. Più antimafioso di molti antimafiosi . Anche se non ha commosso le masse e nemmeno alzato onde di solidarietà Massimo Bray non ha avuto nessuna esitazione quando si è ritrovato ad avere a che fare con le minacce mafiose. La camorra non ha mai visto di buon occhio il suo interessamento per la ristrutturazione della Reggia di Carditello (siamo in piena Terra dei Fuochi) ma lui, nonostante le ripetute minacce, non ha arretrato di un centimetro. E certo non avrebbe timore dei tanti "piccoli Buzzi" romani.
4. Attento ai diritti . Nonostante il suo ruolo non lo richieda Massimo Bray ha sempre espresso idee chiare e contenuti netti sui diritti. Basta farsi un giro sulla sua pagina Facebook per capire quanto sia sensibili ai temi che in molti non affrontano per non scontentare nessuno. Vanno di moda i manager? Eccolo. Se è vero che, la disaffezione alla politica, sta spostando l'attenzione degli elettori su figure più strettamente operative dei soliti rappresentanti di partito allora è innegabile che Bray, sia un politico anomalo: ha un lavoro direttore della Treccani. Cosa non da poco: si è dimesso da parlamentare per tornare a fare il proprio lavoro quando ha capito di non essere più utile. Roba da fantascienza.
5. Ha il valore delle periferie . Tanto per fare un esempio ecco uno stralcio del suo discorso in occasione della prima Assemblea nazionale del Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, il 15 gennaio 2016: «Si avverte infatti, specie nelle realtà più periferiche, la distanza tra la cultura ‘alta’, il mondo accademico e gli enti statali, e le realtà che operano con impegno e competenza a livello locale, cercando di promuovere la cultura anche al di fuori dei canali ufficiali e delle strade già tracciate, e costruendo nuovi percorsi di conoscenza per portare alla luce l’inestimabile ricchezza che si cela nelle narrazioni, nei luoghi, nei monumenti, nei paesaggi più reconditi della Penisola. L’auspicio è dunque […] colmare questo vuoto di comunicazione, facendo emergere questo enorme patrimonio di saperi, di idee e di buone pratiche che quotidianamente si sviluppa in ogni angolo del Paese, dandogli voce, e fornendogli gli strumenti per mettersi in comunicazione con le istituzioni e gli enti che si occupano di cultura, scienza, educazione, comunicazione a livello nazionale».
6. Il lavoro, il lavoro, il lavoro . Bray ha una spiccata cultura del lavoro. Non solo perché lavora, ma anche perché sa che "il diritto al lavoro è elemento principale per il cittadino ". Forse anche per questo da ministro della cultura ha dato uno scossone a un settore in cui la gratuità era la norma, com'è quello dello spettacolo in Italia.
7. Sudista . A parte le parole di convenienza dei governanti di turno, nessun sindaco di Roma ha mai osato la missione di fare di Roma anche il più importante ponte per il sud. La capitale è sempre stata vista, vissuta e amministrata come enclave a sé mentre potrebbe essere la porta del meridione. Bray è un meridionale fiero, convinto, ottimista e che piace molto anche al nord. Sarebbe un ottimo ambasciatore del Sud, in quel di Roma.
8. Fuori dalle dinamiche dei partiti. Bray non è associabile a nessuna compagine politica. Non si è invischiato in guerre tra correnti e non ha mai ambito a posizioni di potere. E non è poco.
Roma non ha bisogno di un altro candidato: Roma ha bisogno di un diverso respiro, di ricominciare ad emozionarsi per le sue bellezze e intelligenze , di chiudere con i tatticismi e le zuffe di partito, di svoltare dal mafiacapitalismo per riportare la città e la politica lì all’altezza della cultura che contiene.
Queste prossime elezioni amministrative possono (e devono) essere una svolta culturale e noi riteniamo che Massimo Bray possa essere la scintilla di questo cambiamento collettivo . Per questo gli chiediamo di considerare l’entusiasmo del progetto che è pronto ad accendersi con lui.
Perché Bray potrebbe essere un ottimo sindaco . Per almeno 8 motivi, e ci rivolgiamo a tutte le 2866 “schede bianche” di Orfini: Vogliamo Massimo Bray Sindaco di Roma.
1. Basta con le testimonianze, per favore . La sinistra ha, nelle prossime elezioni amministrative, la chiara occasione di dimostrarsi ben diversa dalla solita ritrita parte di testimonianza residuale: la sinistra (qualunque sia la sua composizione) ha bisogno di vincere e per farlo deve trovare candidati che riescano a tenere insieme sia i più "sinistri" ma anche e soprattutto i delusi dal Partito Democratico. Parlare ai moderati non significa per forza essere smunti. Se si vuole vincere a Roma c’è bisogno di un candidato che parli alle diverse estrazioni sociali: tranquillizzare i "salotti buoni" della capitale, che è ben diverso dall'asservirsi alle cricche di questi ultimi anni, significa semplicemente riuscire ad ottenere credito politico per la solidità delle vedute e dei progetti oltre che per l'effimera indignazione. Massimo Bray ha dimostrato, da ministro, di avere non solo idee chiare ma anche capacità amministrativa per seguirne la realizzazione. Dopo Ignazio Marino "bravo ma incauto" sarebbe il caso di trovare qualcuno “cauto e bravo". No?
2. La cultura, la cultura, la cultura . Massimo Bray è stato il migliore ministro alla cultura degli ultimi anni. Ha dimostrato una capacità di ascolto non comune tanto da essere stato sostenuto da un'ampia base di operatori culturali per la sua rinomina . In un mondo ostico come quello della cultura è riuscito ad unire e creare percorsi condivisi. Ha promosso le bellezze culturali, la musica popolare, la lettura, le straordinarie realtà museali con l'approccio di chi ha voglia di imparare, con umiltà e intelligenza. Per verificare lo stato dei trasporti a Pompei, ad esempio, ha compiuto un gesto banale e rivoluzionario: ha preso i mezzi pubblici. Roma è la capitale culturale italiana ha bisogno di qualcuno veramente capace di valorizzarla come patrimonio mondiale e per Bray con la cultura si mangia, eccome.
3. Più antimafioso di molti antimafiosi . Anche se non ha commosso le masse e nemmeno alzato onde di solidarietà Massimo Bray non ha avuto nessuna esitazione quando si è ritrovato ad avere a che fare con le minacce mafiose. La camorra non ha mai visto di buon occhio il suo interessamento per la ristrutturazione della Reggia di Carditello (siamo in piena Terra dei Fuochi) ma lui, nonostante le ripetute minacce, non ha arretrato di un centimetro. E certo non avrebbe timore dei tanti "piccoli Buzzi" romani.
4. Attento ai diritti . Nonostante il suo ruolo non lo richieda Massimo Bray ha sempre espresso idee chiare e contenuti netti sui diritti. Basta farsi un giro sulla sua pagina Facebook per capire quanto sia sensibili ai temi che in molti non affrontano per non scontentare nessuno. Vanno di moda i manager? Eccolo. Se è vero che, la disaffezione alla politica, sta spostando l'attenzione degli elettori su figure più strettamente operative dei soliti rappresentanti di partito allora è innegabile che Bray, sia un politico anomalo: ha un lavoro direttore della Treccani. Cosa non da poco: si è dimesso da parlamentare per tornare a fare il proprio lavoro quando ha capito di non essere più utile. Roba da fantascienza.
5. Ha il valore delle periferie . Tanto per fare un esempio ecco uno stralcio del suo discorso in occasione della prima Assemblea nazionale del Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, il 15 gennaio 2016: «Si avverte infatti, specie nelle realtà più periferiche, la distanza tra la cultura ‘alta’, il mondo accademico e gli enti statali, e le realtà che operano con impegno e competenza a livello locale, cercando di promuovere la cultura anche al di fuori dei canali ufficiali e delle strade già tracciate, e costruendo nuovi percorsi di conoscenza per portare alla luce l’inestimabile ricchezza che si cela nelle narrazioni, nei luoghi, nei monumenti, nei paesaggi più reconditi della Penisola. L’auspicio è dunque […] colmare questo vuoto di comunicazione, facendo emergere questo enorme patrimonio di saperi, di idee e di buone pratiche che quotidianamente si sviluppa in ogni angolo del Paese, dandogli voce, e fornendogli gli strumenti per mettersi in comunicazione con le istituzioni e gli enti che si occupano di cultura, scienza, educazione, comunicazione a livello nazionale».
6. Il lavoro, il lavoro, il lavoro . Bray ha una spiccata cultura del lavoro. Non solo perché lavora, ma anche perché sa che "il diritto al lavoro è elemento principale per il cittadino ". Forse anche per questo da ministro della cultura ha dato uno scossone a un settore in cui la gratuità era la norma, com'è quello dello spettacolo in Italia.
7. Sudista . A parte le parole di convenienza dei governanti di turno, nessun sindaco di Roma ha mai osato la missione di fare di Roma anche il più importante ponte per il sud. La capitale è sempre stata vista, vissuta e amministrata come enclave a sé mentre potrebbe essere la porta del meridione. Bray è un meridionale fiero, convinto, ottimista e che piace molto anche al nord. Sarebbe un ottimo ambasciatore del Sud, in quel di Roma.
8. Fuori dalle dinamiche dei partiti. Bray non è associabile a nessuna compagine politica. Non si è invischiato in guerre tra correnti e non ha mai ambito a posizioni di potere. E non è poco.
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