Progetto di legge: Equiparare le violenze contro gli animali ai crimini contro la persona
Quelle in foto sono le zampe posteriori di Nikita o, meglio, ciò che ne resta. Nikita è una cucciola di pastore tedesco di due mesi che si trascinava nelle campagne della provincia di Bari alla ricerca di aiuto. Un essere inqualificabile ha legato le sue piccole zampe con del filo di ferro che le ha letteralmente segato i piedini.
Purtroppo Nikita è solo uno dei tanti animali che ogni giorno in tutta Italia, al sud come al nord, vengono maltrattati, torturati o uccisi da gente senza scrupoli.
Basta! Gli animali non possono essere considerati oggetti da lasciare alla mercé di menti malate. Gli animali sono esseri senzienti al pari degli esseri umani. La crudeltà verso di loro non è diversa da quella che può essere usata contro le persone. Il dolore che prova un animale non è diverso da quello che prova un essere umano. Lo sdegno e la rabbia che prova chi ama gli animali per queste barbarie è lo stesso che si può provare quando ad essere maltrattati, violentati o uccisi sono uomini innocenti. Punire identici comportamenti criminali in modi diversi, a seconda che il bersaglio sia una persona o un animale, significa concedere ai carnefici un immeritato e illogico beneficio.
Per questo chiediamo che i parlamentari che hanno a cuore il benessere degli animali presentino una proposta di legge affinché chi tortura, sevizia o uccide un animale venga punito nello stesso identico modo in cui viene punito chi tortura, sevizia o uccide una persona.
L'art. 544-bis del Codice Penale punisce "Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi.". Sarebbe già qualcosa se queste pene fossero realmente scontate ma, purtroppo, sotto i 36 mesi vengono applicate misure alternative che non portano al carcere.
«Un essere del genere non si può definire bestia, ma nemmeno uomo. Appartiene a una specie che ammorba la terra, che non rispetta i propri simili e quindi ancor meno quelli che simili non le sono.
Un “non uomo”, capace di far del male a un animale nello stesso modo in cui non esiterebbe a far del male a una persona. Che differenza volete che ci sia per lui? In realtà non ce n’è neanche per noi, che gli animali li amiamo e rispettiamo. L’unico aspetto che ci accomuna a questo “non uomo” è proprio l’atteggiamento equanime che riserviamo a uomini e animali, verso i quali nutriamo gli stessi sentimenti: noi di amore, lui, il “non uomo”, di odio.
Chi odia gli animali e fa loro del male odia anche gli uomini. Il passo dall’essere assassini di animali a diventare assassini dei propri simili è piccolissimo, la linea di separazione esile, impalpabile come un fiocco di neve.
Chi ammazza un cane oggi, domani arriverà ad ammazzare un uomo.» (Diana Lanciotti http://www.dianalanciotti.it/article.php?story=20140418102553357)