a tutto il mondo libero: aiutiamo Salvatore Iaccino a volare libero
AFFINCHE' SALVATORE POSSA DI NUOVO VOLARE!
Da alcuni giorni il nostro fratello/compagno Salvatore Iaccino è stato rinchiuso nell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. Un provvedimento che arriva a seguito della querela di una ragazza che da anni era al centro della sua attenzione. Interi quaderni dedicati a lei, poesie, scritti e domande di attenzione che sono degenerate al limite della persecuzione. Comprendiamo la paura della ragazza e le esprimiamo la nostra solidarietà, non è facile per nessuno avere a che fare con Salvatore, bisogna riuscire a stare nelle sue corde, conoscere la sua storia e gli intrecci con quella di questa città, per cogliere le essenze dei suoi ragionamenti. Da leader della curva sud del Cosenza, -osannato e conosciuto in tutte le tifoserie dello stivale- a quello che è oggi sotto gli occhi di tutti, un emarginato, scansato dai più, etichettato e percepito come un “socialmente pericoloso”. Il suo posto a Barcellona Pozzo di Gotto è pronto da tempo per la Procura, per la Questura, per il CIM, per i benpensanti di questa città, per tutti quelli che gli hanno voltato le spalle invece di tendergli una mano. Era pronto quando, dopo una delle tante carcerazioni, rivoleva il suo posto di lavoro nelle cooperative e scoprì di non essere mai stato “licenziato” e che invece, sotto il suo nome, lavorava un'altra persona. Chiese aiuto all'ex sindaco Perugini il quale non volle prendere nessun provvedimento in merito, e allora ruppe un vetro del comune. Salvatore cova una rabbia enorme verso la sua Cosenza ma allo stesso tempo la ama e nutre un enorme voglia di riscattarsi. Qui e non in un altro posto. Perché è qui che hanno creato “l'Uccellizzazione”. Un accanimento sistematico della magistratura, della questura e del cim che lo ha reso rabbioso e rifiutato dai più. È etichettato come “socialmente pericoloso” ma nei suoi soliloqui, quelli che i più sentono come “deliri”, Salvatore racconta le ingiustizie subite negli ultimi 20 anni, dal lavoro sottrattogli alle cure forzate dei numerosi TSO, dalle inchieste giudiziarie (in molte delle quali è stato forzatamente inserito pur essendo totalmente estraneo) alla mancanza di un progetto di cura e di una assistenza adeguata. Anni e anni di criminalizzazione, carcere, cim e neurolettici lo hanno toccato profondamente ma non al punto da fargli perdere la sua forte personalità ed i suoi valori, la voglia di conoscere e di ritornare ad essere padrone della sua vita, dei suoi pensieri, delle sue azioni. Oggi Salvatore rifiuta finanche l'appellativo di Acieddru perchè è un'etichetta legata al passato. Da anni scrive e studia per migliorarsi, per darsi quelle possibilità che la vita e questa società gli hanno negato. Potrà sembrare strano ma Salvatore ha valori che in molti ignorano. Basta ascoltarlo, frequentarlo o leggere le cose che scrive. Magistratura e psichiatria lo dipingono come uno psicopatico seriale con forti disturbi della personalità, tossicomane e violento. Quanti lo conosciamo fuori dalle squallide stanze del centro di igiene mentale o dalle aule di un tribunale sappiamo che non è niente di tutto questo. È una persona estremamente provata e stravolta da circa 20 anni di neurolettici ( l'Organizzazione mondiale della sanità ne sconsiglia l'uso se non per poche settimane) che gli hanno compromesso organi e funzioni motorie. Ha bisogno di un aiuto concreto e competente per uscirne, non sicuramente di una struttura incostituzionale (sentenza di cassazione n. 367/04) e aberrante quale l'OPG perché qua rischia di non uscirne pi ù ma solo di peggiorare ulteriormente (nella migliore delle ipotesi). Ma, soprattutto, Salvatore ha bisogno di tutti noi, di quella parte di città che lo ha conosciuto, osannato, amato e tante volte difeso, per poter tornare a volare. Salvatore vuole e merita un'altra possibilità. Chiediamo tutti assieme che Salvatore venga tolto immediatamente dall'OPG e messo in una struttura adeguata che gli ridia la giusta dignità. Chiudiamo questa lettera con uno scritto di Franco Basaglia ed un pensiero a tutti gli internati, affinché l'aberrazione dei manicomi criminali possa finire per tutti: « Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([...]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo.[17] » (Franco Basaglia, 1964)