Dalla parte di Aung San Suu Kyi
Ai leader mondiali e al regime birmano:
Ci mettiamo dalla parte del popolo birmano e della loro richiesta di pace e di riconciliazione nazionale. Chiediamo ai leader mondiali di fare pressione sul regime birmano per il rilascio immediato e senza condizioni di tutti i prigionieri politici e per un immediato cessate il fuoco fra l'esercito birmano e i gruppi etnici armati. Chiediamo al regime birmano di tenere conto di quell'appello.
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Suu Kyi sta costruendo una petizione on-line con cui si è rivolta coraggiosamente al regime militare per chiedere la liberazione di migliaia di monaci e di attivisti pacifisti ancora detenuti in condizioni tremende, alcuni addirittura rinchiusi in gabbie per cani. Per la prima volta migliaia di birmani hanno messo a rischio la loro vita e si sono uniti a lei nel suo appello per la libertà attraverso una petizione on-line! Il regime non si è fatto attendere, e ieri ha rivolto pesanti minacce a Suu Kyi; i generali potrebbero decidere in queste ore se portare avanti il dialogo oppure un'altra brutale repressione.
E questo potrebbe dipendere anche da noi. Gli attivisti in Birmania hanno chiesto aiuto, dicendo che la pressione della comunità internazionale è cruciale per prevenire la violenza e per liberare i prigionieri politici. Mettiamoci dalla parte di Suu Kyi e dei coraggiosi birmani, firmando la loro petizione, e spediamola all'UE, all'India e ad altri governi chiave che potrebbero fare pressione sul regime.
Clicca qui per firmare la petizione!
La pressione internazionale, inclusa una campagna esplosiva di Avaaz, ha aiutato a liberare Aung San Suu Kyi, che ha trascorso 15 anni in galera. Ma sono oltre 2000 i prigionieri politici ancora rinchiusi in carcere, alcuni addirittura in canili invasi dai pidocchi normalmente utilizzati per i cani a uso militare. Dalla sua liberazione Suu Kyi si è consultata con la popolazione e ora sta chiedendo la liberazione dei prigionieri politici: il suo primo impegno per ottenere dal regime il cambiamento. Il futuro della Birmania potrebbe ora dipendere dalla loro risposta.
Suu Kyi ha guidato il partito che nel 1992 in Birmania ha vinto le ultime vere elezioni democratiche. Dopo il golpe i coraggiosi birmani hanno portato avanti un movimento pacifista e nonviolento per chiedere democrazia e diritti, e in tutta risposta hanno ricevuto torture, intimidazioni e assassinii. Sotto pressione dalle avversità economiche, le sanzioni internazionali e il dissenso interno, la giunta militare ha tentato di mettere in piedi una democrazia fasulla; tuttavia, il movimento di Suu Kyi è ancora vietato e la sua campagna per la liberazione dei prigionieri è un test cruciale per capire se i generali sono aperti davvero al cambiamento.
La Birmania ha già sofferto abbastanza. Mettiamoci dalla parte di questa donna incredibile e aiutiamola a instradare il suo paese verso la democrazia.
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La nostra comunità si è messa dalla parte del popolo birmano più volte. La nostra petizione enorme e la nostra campagna pubblicitaria nel 2007 hanno aiutato a costruire una storica denuncia internazionale contro la repressione di allora. I membri di Avaaz hanno fatto donazioni per garantire agli attivisti birmani il supporto tecnico e l'addestramento per rispondere al blackout di internet e delle linee telefoniche. Abbiamo inviato milioni di euro per soccorrere la popolazione subito dopo un ciclone devastante. Ora i birmani ci stanno chiedendo nuovamente aiuto: rispondiamo in massa.
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